PANINGENESI
a cura di Lori Adragna
The flow of this project had started with “Giardini di Adone” by planting wheat in small bricks. The dimension of this action of planting became larger with the sowing of the wheat in the soil of a big valley inside the archeological park of Selinunte. I planned to sow in a monumental site, between the acropolis and the temples, in order to actualize the historical, cultural heritage through contemporary processes. In the large area, around Selinunte, the communities of Salemi and Castelvetrano have BREAD in common: the first one uses the votive bread to celebrate the saint patron and the second one has the custom to eat “pane nero”, a kind of dark bread coming from the peculiar local grain called tumminia.
PaNingenesi (translator’s note: it is a play on the words PANE=bread and PALINGENESIS) speaks about our present and our past, our culture and nature and it speaks about the so called “quadrato incuso”, a square in a hollow circle located in the coins of Selinunte in the archaic period. Every ancient civilization has a range of clear and unmistakable signs that the community understands and uses in a way that goes beyond language. The square in a hollow circle represents the earth meeting the sky. It represents the entire creation while the eight sections of the square depict the eternal motion, the spiral, the solar symbols, life cycles and here they can be considered a kind of talisman, a hope for rebirth and regeneration.
In PaNingenesi we found the sign of “quadrato incuso” both in the cultivations of wheat inside the Archeological Park, where people used to burn stubbles, and in the bread baked and marked with that particular sign. The burning of stubbles is still practiced in order to eliminate pathogenic agents and bacteria, which in this age of pandemic, can be taken for hope, a sort of catharsis, palingenesis. In the second part of the project there were performers, who following the traces of the burned stubbles, carry a loaf of bread with a marked “quadrato incuso” on top. Throughout PaNingenesi all the symbols and the signs become gifts for the current community in a collective ritual in which the ancient coin and the bread relive, overlapping values and meanings.
The project curated by Lori Adragna is part of an art residencies exchange between the Museo Riso in Palermo, the Archaeological Park of Selinunte and Cave di Cusa and the Monira Foundation USA.
(translation by M. Ciulla)
Photo by G. Polizzi, G. Maiorana, GGD
Video by Andrea Tedesco
The photo of the coin is courtesy of Museo Salinas in Palermo.
Questo progetto chiude idealmente un percorso che è partito dall’installazione “Giardini di Adone” del 2015, con la semina del grano in piccoli laterizi. A Selinunte il grano ha ricoperto un’ampia vallata interna al Parco archeologico. La coltivazione in un’area monumentale, avvenuta fra l’acropoli e i templi della collina orientale, testimonia la voglia di attualizzare il patrimonio materiale attraverso processi contemporanei e la valorizzazione dei beni immateriali. Questi costituiscono retaggi di comunità, legati nello specifico al territorio della valle del Belìce che unisce Salemi e Castelvetrano, sia per l’antica tradizione dei pani votivi che per la peculiare panificazione. Il pane ‘nero’ che qui si panifica è fatto di tumminia, particolare grano di varietà locale.
PaNingenesi ripercorre questi legami, tra passato e presente, cultura e natura e riprende il motivo del “quadrato incuso” raffigurato sulle monete coniate a Selinunte nel periodo arcaico. Ogni immagine monetale parla un linguaggio segnico: ancor prima dell’invenzione dell’alfabeto, le civiltà antiche si esprimevano attraverso simboli che avevano un significato chiaro ed inequivocabile. Il quadrato inscritto nel cerchio simboleggia l’incontro della terra con il cielo e rappresenta l’intero Creato; le otto sezioni che lo suddividono, richiamano il moto eterno, la spirale, i simboli solari, i cicli della vita e qui vogliono configurare una sorta di talismano, un auspicio di rinascita e rigenerazione.
Il segno del “quadrato incuso” riaffiora sia nei campi coltivati a frumento all’interno del Parco Archeologico, attraverso la parziale bruciatura delle stoppie, sia nei pani realizzati con il grano ottenuto dal raccolto. La bruciatura delle stoppie, che serve alla preparazione dei terreni e all’eliminazione dei patogeni e infestanti, acquista un valore augurale e, soprattutto in periodo di pandemia, un valore catartico, di palingenesi.
L’area marcata dalla bruciatura infine, attraverso una performance partecipata, diventa punto di convergenza di un’azione rituale. I partecipanti sfilano silenti tra le rovine del Parco, immersi nella natura, fino a raggiungere e circondare il quadrato, divenendone parte integrante. Qui ricevono, dalle mani di due fanciulli vestiti di bianco, un pane segnato dallo stesso “quadrato incuso”.
In PaNingenesi simboli e segni sono riconfigurati come doni per la comunità, azionati tramite un rituale collettivo che congiunge la moneta al pane in una sovrapposizione di valori e di significati. Il passaggio dalla moneta, la sua trasformazione in cibo, restituisce valore ai beni di prima necessità, rimarca il valore d’uso della moneta, in un momento in cui ci ritroviamo a riflettere sulla fragilità delle economie della società contemporanea.
PaNingenesi fa parte di un progetto di scambio di residenze artistiche tra il Museo Riso di Palermo, il Parco Archeologico di Selinunte e cave di Cusa e il Monira Foundation USA realizzato in collaborazione con MLC Comunicazione.
Foto: In alto: Gianni Polizzi. Al centro: Giuseppe Maiorana. In basso: GGD
Video: Andrea Tedesco
Foto della moneta su gentile concessione del Museo Salinas di Palermo.