INFINITY-IDENTITY

a cura di Lori Adragna

This performance is focused on the theme of identity and its infinite nuances. I am involved in the dual role of co-author and performer. Daniela Migliaccio and Massimo Milani (transgender and well known LGTBIQ representative of Palermo) perform along with me.

The performance is designed for an abstract photographic set in which ultraviolet light reduces the possibility of taking pictures, thus protecting the intimacy of the event.

The curator Lori Adragna wrote: “The naked body that shows itself bent and curled up, at the center of the scene, is not here an exhibition of a political subject, but an intense exercise of essence and presence of one’s own corporeality; in its posture the body declines an intimate and reflective approach. The public, induced to share a moment of meditation and silence, creates an ideal and circumscribed center, an actuation and staging of his own identity and person.

The social role always involves an acting of oneself as often happens in the dramaturgical paradox, in which conscious acting shifts the definition of “pose” or “character”. It allows, simply by being in the body, a dyscrasia from everyday space, where infinite poses and gestures occur as multiples, forced repetitions. The relative immobility of those participating in the performance is closer to a meditative position and the nude is only one of the means of access. Through the very process of the performance, what is hermetically sealed, inaccessible to observation, buried in the depths of the unconscious, is brought to light. Here then, from the metaphysical semi-darkness artfully created in the stage space, emerges as a luminous archaic and contemporary architecture, the shell shape of Piero della Francesca’s Sacred Conversation, which accentuates the symbolic aspect of initiatory and transformative ceremonial inherent in the actual.

 

Notes:

Performance by the collective Dimora Oz for BAM-biennial of mediterranean archipelago, Dimora Oz-Palazzo Sambuca, Palermo 2019.

foto by Marco Bennici

INFINITY-IDENTITY è una performance incentrata sul tema delle identità e delle sue infinite sfumature, mi vede coinvolto nel ruolo di co-autore e di performer. Assieme a me, Massimo Milani, rappresentante locale della comunità LGTBIQ e Daniela Migliaccio. La performance, a firma del Collettivo OZ, è pensata per un set che si configura come un astratto studio fotografico in cui la luce ultravioletta riduce la possibilità di fotografare, tutelandone così la qualità effimera dell’evento. Scrive Lori Adragna: “La condivisione dell’esperienza esternata attraverso un’azione performativa, ha lo scopo di concretizzare il vissuto circoscrivendolo in un’azione intellegibile. La scrittura coreografica in forma aperta, permette al pubblico di accostarsi alla azione inserendosi nel suo pattern rituale. Il corpo nudo che si concede alla vista piegato, raccolto, al centro della scena, non è qui esibizione di un soggetto politico, ma intenso esercizio di essenza e presenza della propria corporeità che nella sua postura declina un approccio intimo e di riflessione. Lo spettatore, indotto a condividere un momento di meditazione e silenzio, realizza un centro ideale e circoscritto, una messa in atto ed in scena della propria identità e persona. Il ruolo sociale comporta sempre una recitazione di se stessi come spesso avviene nel paradosso drammaturgico, in cui la recitazione consapevole della recitazione, sposta la definizione di “posa” o “personaggio” e permette semplicemente essendo nel corpo, una discrasia dallo spazio quotidiano, dove pose e gesti infiniti accadono come multipli, ripetizioni coatte. La relativa immobilità di chi aderisce all’azione è più vicina ad una posizione meditativa, il nudo è solo uno degli strumenti di accesso. Attraverso il processo medesimo della performance, ciò che è sigillato ermeticamente, inaccessibile all’osservazione, sepolto nelle profondità dell’inconscio, è tratto alla luce. Ecco allora, dalla semioscurità metafisica realizzata ad arte nello spazio scenico, emergere come una luminosa architettura arcaica e insieme contemporanea, la forma a conchiglia della Sacra conversazione di Piero della Francesca, che accentua l’aspetto simbolico da cerimoniale iniziatico e trasformativo insito nell’actual. 

Ciò che avviene nella struttura psichica  di chi compie l’azione è di rievocare e intrecciare esperienze passate e presenti. Di conseguenza si potrebbe dire che la performance è la presentazione di sé nella vita. Ma non importa quanto personale sia il vissuto, poiché induce i partecipanti a riflettere sui fattori – sia innati che esterni – che modellano chi siamo e a renderci conto che l’identità è sempre composta da molto più di quanto non sembri.” 

Note:
Performance partecipativa del collettivo Dimora Oz per BAM-biennale arcipelago mediterraneo, Dimora Oz-Palazzo Sambuca, Palermo 2019.

Foto: 
Marco Bennici